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Foxtrot

 

FOXTROT  

foxtrot 1

(by Antonio Abbate)

“Buon giorno. Quanto bel sole splende oggi” disse Maria a Giuseppe, sostando davanti al suo orto.


Con le condizioni meteo favorevoli, Maria faceva quotidianamente una lunga passeggiata nel parco a due passi da casa sua. Al termine, immancabilmente rientrava a casa passando per gli orti sociali coltivati dai pensionati.


Trovava piacevole e interessante percorrere il vialetto antistante gli orticelli per ammirare all’esterno le aiuole fiorite allestite accuratamente e curiosare all’interno per scoprire ortaggi e piante a lei sconosciute.
Le piantine di insalata poste ad una distanza sempre uguale sulla riga e sulla fila le sembravano un ricamo sul terreno.I fiori di zucca che luccicavano al sole ricoperti ancora dalla brina notturna e spalancavano le larghe bocche alle api, li ammirava come fossero orchidee.

“Buon giorno” rispose Giuseppe. “Ha ragione, oggi di sole ce n’è tanto e siamo solo all’inizio di maggio”.
Nelle aiuole risplendevano narcisi, iris, calendule, zinnie; un arcobaleno di colori che rallegrava la vista.


Maria da alcuni giorni sostava solo presso l’orto di Giuseppe.
Trovava costui più disponibile e simpatico degli altri coltivatori alquanto scontrosi e restii a dialogare con lei, trovandola forse troppo invadente per i numerosi quesiti che poneva.


Giuseppe la invitò ad entrare nel suo orto per mostrarle le primizie; lei ne fu entusiasta e gradì il dono di insalatina novella ed di erbe aromatiche.


Da allora Maria entrava nell’orto senza attendere l’invito di Giuseppe; si sedeva sulla panca degli attrezzi ed ascoltava il suo orticultore preferito che le raccontava di crucifere, solanacee e cucurbitacee.
“Dovresti chiedere al Parco un orto anche per te” le disse un giorno Giuseppe “considerato il tuo vivo interesse per le piante”
“No, no” protestò Maria “il terreno da coltivare è troppo in basso”.
Questa freddura che detta da altri, l’aveva spesso irritato, detta da Maria, per la quale già provava grande simpatia, lo fece sorridere.
“Hai ragione” le rispose “C’è da spaccarsi la schiena”
E lei continuò: “a parte le battute spiritose, ho già altri impegni. Frequento, tra l’altro, le attività di un centro per anziani”. E si dilungò riferendo a Giuseppe le iniziative che vi si svolgevano, spiegando la funzione sociale di tali istituzioni; insistendo soprattutto sull’utilità per gli anziani a frequentare tali centri per mettere argine alla solitudine relazionandosi con altre persone.


“Io frequento la scuola di ballo, tra l’altro gratuita e la domenica pomeriggio vado là a ballare. Sai, c’è anche l’orchestra dal vivo che rallegra il pomeriggio”.
“A ballare, intervenne Giuseppe, alla mia età!”
“Certo, un po’ di moto fatto in allegria farebbe bene anche alla tua salute e al tuo spirito. Ho un solo cruccio. Non ho un uomo fisso. Ti spiego: chi va con un suo cavaliere balla sempre; io invece devo attendere che qualcuno si degni di invitarmi. Ogni volta riesco a fare solo quattro o cinque balli.”
“Perché non mi fai tu da cavaliere”? gli chiese a bruciapelo.
“Ma se ti ho appena detto che non so ballare!”
“Ed io ti ho appena detto che puoi frequentare gratuitamente la scuola”.


Giuseppe rifiutò ma Maria, per la quale già provava un’affettuosa amicizia, insistette tanto ogni giorno, finché accettò.


In fin dei conti mitigare la solitudine della vedovanza avrebbe giovato almeno al suo umore. Lei, sua moglie, da lassù sarebbe stata comprensiva.


Giuseppe imparò i primi passi base; le prime lezioni le trovò un po’ noiose. Iniziò ad entusiasmarsi quando i maestri passarono a insegnare le figure.
I balli divennero più vivaci e più gradevoli. Esibirsi in giri aperti e chiusi, hesitation, giri spin. bandiere, bamboline esigeva maggiore impegno ma lo divertiva di più.
Ma la vera passione per il ballo gli nacque quando imparò il foxtrot.

Già il nome gli fu subito simpatico: il trotto della volpe. Il ritmo era allegro, moderatamente veloce. Era divertente procedere a zigzag e volteggiare nei giri stringendo fra le braccia la sua dama Maria.


La coppia divenne assidua al ballo della domenica. Si era creato un buon affiatamento tra di loro nel ballo e nella vita. Si incontravano all’orto e al ballo. Si sentivano al telefono e qualche volta uscivano a cena.
Durente un lento anni ’60, Giuseppe che si era sempre comportato correttamente con Maria, le dette un bacio sulla fronte.
“Non corriamo” protestò Maria, arrossendo come una adolescente, sorpresa e confusa, ma piacevolmente.
“Scusami” rispose Giuseppe arrossendo a sua volta per il suo ardire “Mi sono lasciato prendere dalla musica.

Con questa canzone conquistai la mia prima ragazza. Ho sperato che tu volessi essere l’ultima”.
Divennero inseparabili.
Passarono alcuni anni durante i quali il ballo rimase il loro passatempo preferito anche se, col trascorre del tempo, durante i pomeriggi danzanti non eseguivano più tutti i balli come una volta ma si riposavano sempre più frequentemente tra un ballo e l’altro.


Giuseppe non aveva più le gambe vigorose come all’inizio della loro conoscenza.
Il respiro era più affannoso. Di foxtrot però non ne perdeva neanche uno.
La vecchiaia corre veloce come l’età infantile e Giuseppe si accorse che il suo fisico si deteriorava velocemente. Aveva il presentimento dell’irreparabile.
Perciò confidò alla cara amica i suoi desideri finali: ”Quando sarà, non voglio una cerimonia mesta; nessuno deve piangere. Vorrei, poi, essere accompagnato al ritmo di fox, promettilo”
“Ma cosa vai a pensare” tagliò corto Maria, fingendo di indignarsi ma anche lei convinta delle pessime condizioni fisiche del suo compagno “sempre pensieri tristi. Devi tenerti su con pensieri positivi! Comunque te lo prometto se così desideri”.


Ma la vita va così e Giuseppe giunse al traguardo.


Dopo la cerimonia religiosa, nello spazio antistante la chiesa, attaccò l’orchestrina di liscio con il foxtrot preferito da Giuseppe. “Non ti fidar di un bacio a mezzanotte” gorgheggiava la cantante che Giuseppe aveva tante volte applaudita al Circolo e gli amici del ballo intervenuti numerosi presero a zigzagare sulla pista di asfalto.

note

Poco distante l’ultima ragazza di Giuseppe piangeva sommessamente nascosta dietro un albero per non farsi scorgere da lui.

 

Mercoledì, 28 Febbraio 2018
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