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Nessuno è perfetto

                                                        Nessuno e perfetto5

(by Antonio Abbate)

 

Il trillo insistente del telefono svegliò Francesco alle

prime luci dell’alba. Ancora intontito dal sonno si pose a sedere sul letto cercando di rendersi conto di cosa stesse accadendo. Quando mise a fuoco che il telefono squillava, con gesto svogliato lo prese e con voce impastata chiese: “Chi è?”

“Sono io, Giacomo, tuo fratello”.

“A quest’ora?” Il primo impulso fu quello di riattaccare, poi capì che per chiamare all’alba doveva essere accaduto qualcosa di serio. “Che è successo” chiese in tono accorato.

Giacomo gli spiegò che si trovava dalla tarda sera in commissariato poiché Aldo, suo nipote, figlio di Francesco, era stato fermato dalla polizia alla guida dell’auto in stato di ebbrezza; che avendo dato in escandescenza, rischiava di essere incriminato per oltraggio a pubblico ufficiale.

Francesco benché amareggiato non ne fu sorpreso; prima o poi sarebbe dovuto accadere. Aldo era stato educato decisamente male.

“Dimmi che devo fare, chi meglio di te che sei avvocato, se ne può occupare?”.

“Ti volevo chiedere solo la cortesia di venire a sostituirmi verso le sette avendo io un processo in prima mattinata. Appena libero ritornerò”.

“Va bene – lo rassicurò il fratello - ti raggiungerò in commissariato al più presto; tu segui pure il tuo lavoro con comodo e poi ritorna poiché, sono certo, sarà necessaria la tua competenza professionale”.

Quest’ultimo episodio confermava in Francesco la convinzione maturata da tempo di avere commesso un errore allorquando aveva affidato il secondogenito al fratello maggiore, sposato da parecchi anni e senza più speranza di avere figli. Però Francesco non se ne faceva una colpa grave. Ne aveva di attenuanti.

A quel tempo era molto giovane e la disgrazia che l’aveva colpito molto grande. L’aveva prostrato fisicamente e psicologicamente. Aveva inoltre la responsabilità dell’azienda che gestiva da solo anche nel futuro interesse dei figli.

Gli era ancora più chiaro adesso che suo fratello non era riuscito a educarlo bene. Non gli aveva fatto mancare alcunché, anzi gli aveva dato troppo in beni materiali e troppa libertà. E ciò non aveva avuto conseguenze positive.

Non metteva in dubbio che il fratello aveva agito per amore, grande amore ma le conseguenze erano state queste, disastrose.

In un’escalation di cattivi comportamenti, sempre benevolmente tollerati, ecco dove Enrico adesso si trovava; in una camera di sicurezza del commissariato a rischio di essere accusato e processato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

E poi, a prescindere da quest’ultima bravata, che vita conduceva! A trent’anni ancora all’università, serate in locali notturni, alcol senza limiti, donne prese e lasciate in continuazione.

Francesco di questa situazione si riteneva corresponsabile, ma non c’era più margine per un suo intervento. Aldo era suo figlio ma su di lui non aveva più alcuna autorità avendo a suo tempo rinunciato praticamente alla paternità nei suoi confronti.

Com’ era venuto su in modo diverso il primogenito, Marco cresciuto con lui e da lui educato.

Fin da piccolo ubbidiente e studioso, mai aveva dato problemi a scuola, sempre promosso a pieni voti.

Aveva frequentato con profitto tutti i corsi di studio dalle elementari fino all’università. Fin da adolescente aveva seguito con grande interesse il lavoro dell’azienda agricola diventando in fretta un indispensabile aiutante del padre.

Terminati gli studi delle medie superiori aveva intelligentemente optato per una laurea in agraria che gli avrebbe fornito una preparazione specifica e le competenze giuste pe il lavoro che avrebbe dovuto svolgere.

Ottenuta la laurea nei tempi previsti, era entrato in azienda a pieno titolo.

Le innovazioni da lui apportate: agricoltura biologica, l’ottenimento del DOC per i vini prodotti, nonché l’IGP per i prodotti orticoli, avevano portato la sua azienda ad avere grande prestigio e lui ad essere eletto negli organismi direttivi delle organizzazioni degli agricoltori e imprenditori. Il padre ne era orgoglioso e soddisfatto di come era riuscito ad educarlo e dei traguardi raggiunti dal figlio.

Il merito di tanto successo era certo dovuto principalmente all’impegno del ragazzo ma anche alla sua capacità di padre amorevole ma severo che aveva dato al figlio la buona educazione.

Marco era insomma il figlio che tutti avrebbero dovuto desiderare. Ubbidiente, ossequioso, attento, amorevole, studioso, bello e di successo, praticamente quasi perfetto.

Mancava solo un particolare; non aveva ancora una compagna e Francesco desiderava tanto vedere una nuora entrare in casa e tanti bambini scorrazzare per i cortili e nei campi.

Era convinto che con la presenza di una mamma e di bambini, sarebbe ritornata in quella casa la gioia e l’allegria scomparse insieme alla prematura morte della giovane amatissima moglie.

“Allora Marco, quando mi farai diventare nonno?”

“Non lo so; non credo che sia indispensabile, stai bene anche senza esserlo”.

Ma Francesco insisteva: “prenditi una bella ragazza, non pensare solo al lavoro.”

“Non ho tempo per queste cose”.

Marco era realmente tanto preso dal lavoro da non avere tempo libero. Aveva tanti conoscenti ma pochi amici. Pensava poco a divertirsi, usciva di sera solo un paio di giorni al mese, talvolta era un amico a fargli compagnia nei giorni festivi, un ingegnere conosciuto a un congresso agrario.

Francesco insisteva: “Quando ti trovi la fidanzata, Marco? Non sei più un ragazzo, è ora, hai una buona posizione, è il momento di pensare al matrimonio o almeno a una convivenza!”

Finalmente un giorno Francesco ebbe la risposta che tanto desiderava: “Dai papà, non stare più a preoccuparti per me, la fidanzata ce l’ho”.

“E non mi dici niente? La voglio conoscere al più presto! Dammi finalmente questa gioia”

Francesco era troppo insistente e Marco si decise: “te la presenterò appena possibile”.

Il padre era felice, euforico, gli sembrava di veleggiare sulle nuvole.

Faceva programmi per accogliere degnamente la futura nuora.

“Le offrirò, appena entra in casa, un fascio di rose”. Subito dopo ci ripensava: “no, sarebbe un gesto troppo formale; meglio un abbraccio paterno e una frase che dica tutta la mia gioia. Poi l’accompagnerò in un giro per l’azienda per mostrarle tutte le belle opere realizzate da Marco. Andremo poi a pranzo nel più rinomato ristorante della città”.

Giunse la domenica dell’incontro tanto desiderato. Si vestì elegantemente fin dal mattino e attese l’ospite; meglio essere pronti nel caso la ragazza fosse arrivata un po’ prima dell’ora convenuta.

In mattinata, invece, non arrivò nessuno; verso mezzogiorno finalmente giunse un’automobile.

La vide arrivare dalla finestra dove si affacciava in continuazione in preda all’ansia.

Non era, però, un’auto sconosciuta; era quella dell’ingegnere.

Quest’arrivo lo contrariò non poco. Marco aveva sbagliato ad invitare il suo amico in un’occasione da viversi nella più stretta intimità familiare. L’indomani un piccolo rimprovero al figlio lo avrebbe fatto; non oggi giorno in cui dovevano prevalere allegria e serenità.

Per educazione scese comunque a salutarlo, dopo tutto era un amico di Marco all’amicizia del quale il figlio mostrava di tenerci moltissimo.

“Buon giorno ingegnere”

“Buon giorno a lei signor Francesco” rispose e sembrava in forte imbarazzo.

“Come mai è qui? Certo invitato da mio figlio! Oggi è finalmente arrivato il giorno tanto atteso”.

Poi rivolgendosi a Marco: “Ma quando arriva, questa benedette ragazza? Faremo tardi al ristorante!”

Marco e Rodolfo si scambiarono un’occhiata complice e fu Rodolfo a rompere il silenzio: “Su fatti coraggio e dillo una buona volta”.

Francesco si spaventò.

“Cosa deve dirmi; è forse accaduta una disgrazia alla ragazza?”

“Tranquillo pa’, nessuna disgrazia, però mettiti seduto”.

Francesco titubante (ma perché doveva sedersi?) si accomodò sulla poltrona vicina al camino e guardava con curiosità il figlio.

“La mia fidanzata è già qui, eccola”, e indicò Rodolfo. Nessuno è perfetto2

 

Il padre, convinto di non aver capito, scosse il capo: “scusa, casa hai detto, non capisco…”

“Si papà, hai capito bene, io e Rodolfo siamo fidanzati; sono omosessuale”.

Francesco sbiancò; oscillò come una canna al vento. La stanza e quanto conteneva prese a girargli intorno. Se non fosse stato seduto sarebbe stramazzato al suolo. Si alzò ma le gambe non lo sorreggevano. Appoggiandosi al muro si trascinò nella sua camera, si sedette sul letto e prese tra le mani la testa. Doveva raccogliere le idee e prendere una decisione.

Andò in cucina, si versò un bicchiere di vino di quello eccezionale prodotto per il proprio consumo e lo sorseggiò lentamente.

Solo dopo cominciò a ragionare. “Che delusione! Se mi fossi trovato vicino a un burrone in quel momento mi sarei buttato giù. Mio figlio su cui avevo puntato tutto per il futuro; lui intelligente, studioso, lavoratore, stimato da tutti che mi ha deluso in questo modo”. Ma forse sbagliava a ragionare solo secondo le sue convinzioni e i suoi principi, condizionato anche dall’enorme delusione appena subita.

“Davanti a me ci sono due strade percorribili: lasciarmi condizionare dalle mie idee e dai miei desideri disattesi (la nuora tanto desiderata, i bambini per casa) non accettare la sua scelta, rompere con lui e perderlo definitivamente.

Seconda strada: rassegnarmi alla realtà, accettare il compagno che ha scelto sperando che saranno felici insieme, facendo prevalere l’amore grande che ho per mio figlio”.

Aveva già optato per la seconda ipotesi quando bussarono alla porta; entrò Marco. “Come stai? Lo so, ti ho dato una delusione inimmaginabile”.

“Beh…Non posso nasconderti che sono ancora un po’ frastornato anzi tramortito”.

“E’ il minimo dopo la mazzata sul collo che ti ho dato”.

“Avrei preferito quella” pensò il padre che invece disse: “mi dispiace per come mi sono comportato, puoi facilmente comprendermi ma non ero preparato a una rivelazione di tale, tale…”. Non gli veniva per l’emozione la parola giusta.

“Spero che col tempo tu mi possa perdonare” disse il figlio.

“Non c’è nulla da perdonare, gli replicò il padre, dopo tutto a questo mondo nessuno è perfetto”. 

Nessuno è perfetto1

 

 

Sabato, 07 Maggio 2022
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